E’ importante riconoscere la gelosia e supportare i bambini che vivono questa emozione.
Fase egocentrica del bambino
Partiamo dal fatto che i bambini fino a circa i sei anni attraversano una fase egocentrica e pertanto desiderano essere al centro dell’attenzione dei loro adulti di riferimento, a questo si aggiunge il fatto che i bambini traducono le loro emozioni in comportamenti senza passare dalla verbalizzazione.
La gelosia è normale, Winnicott sostiene che è sano e salutare che il bambino la provi perché essa nasce dal fatto che il bambino ama.
Il primo incontro con l’emozione della gelosia
Il primo forte incontro con questa emozione avviene quando in famiglia arriva un fratellino o una sorellina, di colpo e inevitabilmente cambiano le dinamiche familiari e il bambino non è più al centro del mondo come è stato nei primi anni della sua vita.
Aiutare il bambino a comprendere cosa accade dentro di lui, legittimare i suoi sentimenti, narrarglieli lo aiuta ad incontrare ciò che prova, a sistematizzarlo, a ritrovare il suo porto sicuro anche attraverso la dimensione dell’ascolto. Ad esempio un’attività molto preziosa è quella di stampare alcune fotografie e raccontare al bimbo di quando era piccolo e di tutte le cose che mamma e papà facevano per lui proprio come ora lui vede per la sorellina appena nata.
In caso contrario, quando i comportamenti che nascono dalla gelosia vengono sminuiti, sedati, derisi, ignorati, il bambino troverà conferma che essere gelosi è giusto perché lui viene sempre e solo sgridato, e parallelamente non riuscirà ad instaurare un rapporto positivo con il fratellino perché lo vedrà come colui che gli ha portato via l’amore di mamme e papà.
Un’emozione che emerge in molte situazioni
La gelosia non compare solo quando arriva un fratellino ma ad esempio anche verso gli impegni dei genitori, le loro amicizie, la loro vita di coppia, il loro lavoro, tutto ciò che sposta l’attenzione della figura di riferimento e fa vivere al bambino la paura di non essere amato, importante, prezioso nel cuore dei genitori. Ecco che quell’attenzione il bambino va a riprendersela mettendo in atto i comportamenti più disparati: crisi di rabbia, lagne continue, regressioni, dispetti, ricerca di attenzione, isolamento, drammi improvvisi, crisi di pianto apparentemente immotivate… impariamo a riconoscere la gelosia.
Sei grande! Non diciamoglielo
E’ importante ricordarsi che il primo figlio non è “grande”, è semplicemente nato prima! Il fatto che ci sia un secondogenito non lo fa diventare di colpo autonomo, competente, responsabile e comprensivo: egli resta semplicemente un bambino di tre, quattro, cinque anni che ha necessità di essere supportato ad attraversare le sue tempeste emotive per riconquistare la certezza dell’amore incondizionato dei suoi genitori, e potendo vivere il dono di avere fratelli e sorelle con cui crescere insieme.
Dott.ssa Laura Mazzarelli
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