La conquista del saluto a partire dal valore dell’esempio.
Spesso i bambini non salutano, non ringraziano…e la conseguenza è che il genitore si senta giudicato (del resto…insomma…le basi!!!).
Vi racconto un breve aneddoto. Insegnavo alla Scuola dell’Infanzia e avevo una classe di bambini di 4 anni. Un bimbo mi chiese dell’acqua e io guardandolo incalzai “Per…peeer ….per….” e lui mi rispose “PER ME!”. In quel momento capii che avevo toppato in pieno.
Nella sua risposta avevo visto tutta la sua innocenza e la mia piccolezza nella pretesa adulta di un “per favore” forzato.
Che cosa ci sta così tanto a cuore quando pretendiamo che dicano “grazie” o che salutino? L’immagine che la buona educazione passi dalle parole? La paura del giudizio altrui? Non riusciamo a reggere che le persone (adulte!!!) che salutano con tanta enfasi i nostri bambini non ricevano una risposta analoga da loro?
Vi chiedo di fare un salto nel passato, quando 30 o 40 anni fa eravamo noi i bambini, e ci tenevano per mano e ci chiedevano di salutare “Dai, saluta la signora!” . Sarà capitato a tutti no? Come vi sentivate? Poi magari ci siamo subiti anche il corollario “Eh oggi ha perso la lingua!” (corollario necessario all’autogiustificazione che tradotto significa “Lo sa che deve farlo perché io gliel’ho detto mille volte che si saluta!”). Come vi sentivate quando accadeva tutto ciò?
Sono tremendamente pungente …ma è voluto. Proviamo ad andare ad analizzare cosa significa salutare per un bambino. Alcuni fanno davvero fatica. Salutare è accogliere ma è anche lasciar andare. Alcuni bimbi (e alcuni adulti) non ce la fanno, fanno proprio una tremenda fatica. Vi è mai capitato di vedere bambini che quando al nido ritrovano la loro mamma scoppiano a piangere? L’emozione che provano è fortissima, non riescono a contenerla. O di vedere bambini che quando lasciano degli amici o dei parenti che vanno a trovarli a casa non riescano neanche a guardarli? Non riescono ancora…occorrono pazienza, esempio e fiducia incondizionata.
Il concetto di “grazie” o di saluto per “BUONA EDUCAZIONE” loro non ce l’hanno. E’ qualcosa di estremamente lontano da loro. E’ qualcosa che va testimoniato dall’adulto e che si acquisisce col tempo. Possiamo accompagnare i bambini con l’ESEMPIO, ma un esempio gratuito, totalmente gratuito, senza pretesa. Io adulto dico “grazie” perché io sono grato, perché io provo il sentimento di gratitudine, perché credo fortemente che il sentimento passi, la parola è solo un involucro vuoto che vola via. Il bambino respira il sentimento di gratitudine, non se ne fa nulla della parola vuota. Poi un giorno, magicamente, quando meno ce lo aspettiamo, lo dirà anche lui. E se non lo dirà forse troverà altre modalità per esprimere quel sentimento di gratitudine (un abbraccio, un sorriso, dei salti di gioia…) nella speranza che qualcuno queste manifestazioni sappia leggerle.
E imparerà a salutare, nella misura in cui, proprio ora che non ce la fa, verrà continuamente salutato senza pretesa, senza condizioni. “Ciao, la nonna va a casa…ti manda un bacio che vola fino da te!” . Allora il bambino può anche stare seduto sul divano, piuttosto che preso di forza e obbligato a dire “ciao nonna” e poi sgattaiolare via …può stare sul divano e saprà che quel bacio sta volando da lui. Potrà prenderlo, potrà farne volare uno a sua volta, o semplicemente potrà lasciarlo fluttuare nell’aria.
Dott.ssa Laura Mazzarelli