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E PAROLACCE “NON SI DICONO”

Le “parolacce” non si dicono!

Quando i bambini dicono le parolacce gli adulti vanno in tilt: “Non si dice!”

Di base accade che i bambini le sentano in casa o fuori e ad un tratto le pronuncino (anche in modo molto pertinente al contesto!)
Dire le parolacce è un modo per rafforzare dei concetti (provate a dire che fa tanto freddo senza dire una parolaccia…), a volte diventa anche un intercalare ma è anche un modo per sfogare le tensioni e addirittura ha un effetto analgesico!
Un team di psicologi che ha portato avanti una ricerca dell’università di Keele in Inghilterra lo conferma. Secondo l’indagine, infatti, le parolacce possono rivelarsi un beneficio e i genitori dovrebbero preoccuparsi meno del fatto che i loro bambini ogni tanto le utilizzino. Pronunciarle aiuta le persone a gestire il dolore, le fa sembrare più genuine e autentiche, non affettate o impegnate a fingere di essere diverse da se stesse. Inoltre instillerebbe fiducia in una persona e la porterebbe persino ad apparire più persuasiva rispetto a quanti invece argomentano la loro posizione usando paroloni e frasi complicate. Non meno importante per i ragazzini: usano tante parolacce perché attraverso lo slang sentono di appartenere alla comunità dei loro pari, si considerano più integrati e, di conseguenza, più sicuri e meno ansiosi.

Ma a questo punto c’è un “però”

E’ sicuramente interessante comprendere cosa può sottostare dietro ad una parolaccia ma è fondamentale riflettere sull’educazione. Queste affermazioni possono avere un fondo di verità, ma vanno contestualizzate, per evitare di liberare gli adulti dalle loro responsabilità. Quando i bambini di tre anni dicono le parolacce, lo fanno per riprodurre un suono che sentono da altri, fondamentalmente aumentano il loro lessico con nuovi vocaboli. Non sanno cosa significano, ma di certo si rendono immediatamente conto che queste parole suscitano una forte reazione e un interesse notevole da parte dell’adulto e quindi sono portati a ripeterle. Hanno agganciato l’attenzione dei genitori!
Per evitare che accada, occorre non indignarsi e mantenere uno stato di calma, chiedere ai bambini cosa significa quella parola e se dicono di non saperlo, occorre spiegarlo in modo dettagliato, facendogli capire che quella parola non ha senso detta in quel momento.
Un altro aspetto da spiegare ai bimbi è che, se ripetono la parola perché imitano gli adulti da cui l’hanno sentita pronunciare, vuole dire che gli adulti si sono sbagliati e hanno detto una cosa volgare, ma che alle volte accade, se magari avevano da sfogare un fastidio o una preoccupazione. Le parolacce sono una modalità verbale usata per scaricare la rabbia, mettono in evidenza la parte emotiva e su questo è importante fermarsi a riflettere soprattutto con i figli adolescenti. Per loro, però, le parolacce servono anche come carta di appartenenza al gruppo dei pari, quasi fossero parole d’ordine di un gruppo specifico ed esclusivo. Alcuni ragazzini, in realtà, sono in grado di discriminare i contesti e usano certi termini con gli amici e non in famiglia, altri invece non ci riescono. Con loro, come con i piccoli, bisogna lavorare sulla consapevolezza.

Piano piano si riflette insieme su come si stanno usando queste parolacce: se si tratta di uno sfogo potrebbe essere accettato –sempre tenendo conto del contesto-, ma se è per insultare gli altri la faccenda cambia profondamente.
Il caso è ancora diverso, se le parolacce vengono usate come intercalare: in quel caso occorre discriminare i contesti e soprattutto far comprendere ai ragazzini, che usandole non restituiscono una buona immagine di sé.
E’ importante educare a saper usare parole adeguate nei diversi ambiti e a seconda del ruolo che si ricopre, insegnare anche che c’è una differenza tra il linguaggio verbale e quello scritto è fondamentale.
Vi aspettereste mai di leggere parolacce in un testo scritto da un professionista o di sentirgliele pronunciare?

Alla resa dei conti è importante non rendere la questione un tabù, ma interrogarsi sulle parole che i più piccoli sentono pronunciare dagli adulti perché frasi come: “le possono dire solo i grandi” non educano a nulla, così come “andiamo a sciacquare la bocca col sapone”.
Diverso è sedersi e chiedere: “Ti piace dire le parolacce? Come ti senti quando le dici? Ti senti più forte? Ti piace sentirle dire?” e da qui aprire un dialogo coi bambini.

Discorso a parte è il tema “cacca”: mettetevi il cuore in pace, parlare di cacca ai bambini piccoli piace tantissimo e ci sono dei libri meravigliosi da leggere insieme a loro, gli si illumineranno gli occhi!

Dottoressa Laura Mazzarelli

 

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