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La pesca che unisce (nonostante le avversità della vita)

La pesca che unisce (nonostante le avversità della vita)

Riflessioni della pedagogista Laura Mazzarelli a proposito dello spot Esselunga

“Questa te la manda la mamma…”

“Allora dopo chiamo la mamma…per ringraziarla, ok?”

In questa pubblicità che sta facendo così tanto discutere, io ci leggo l’impegno di due persone che stanno cercando di fare del loro meglio per far sentire alla loro bambina che resteranno per sempre i suoi genitori. Nonostante la separazione.

Perché se accade che due genitori si separano (ed è bene che lo facciano piuttosto che stare sotto lo stesso tetto passando un’idea distorta di amore o facendo ricadere sui figli la pesantezza di doverli rendere felici) è bene anche che sappiano assumersi la responsabilità della genitorialità.

Ogni separazione porta in sé un’iniziale destabilizzazione, ma è il conflitto perpetuato che porta al logoramento e alla sofferenza.

Emerge, forte, il concetto di genitorialità. “Dopo chiamo la mamma, per ringraziarla” è la frase di un papà che rispetta l’ex-moglie, che rimanda alla bambina che la gratitudine circola ugualmente.

La frase detta dalla mamma: “Emma, c’è papà. Io ti chiamo questa sera, va bene?” è una frase che dà sicurezza, suona come “puoi andare con il tuo papà che ti aspetta, io resto lo stesso per te”

Restano entrambi nel cuore della bambina che in questo modo può fare esperienza che il conflitto non porta alla distruzione del suo mondo, un mondo garantito da quel rispetto che i suoi genitori le fanno percepire, anche se inizialmente camminando sulle uova.

Quella pesca, quel dono che la bambina offre al padre, fa male perché tocca quelle corde emotive che gli adulti vedono ma non legittimano fino in fondo.

Quella pesca tira fuori le latenze che vanno sapute guardare con autenticità per raccogliere le emozioni della bambina e consentirle di elaborarle. Quella pesca diventa il simbolo del ruolo di collante che la bambina si sta assumendo e che non è suo compito caricarsi sulle spalle.

Il gesto della bambina mette in luce il compito educativo dell’adulto: toglierle un ruolo gravoso, farle fare la figlia e non il genitore dei suoi genitori.

Su questo gesto simbolico che il padre ha compreso e che se vorrà potrà condividere con la madre, si potrà proprio grazie alla separazione che diventa sfida e occasione, costruire insieme una nuova genitorialità consapevole.

E’ questo che gli adulti non sanno più fare ed è questo di cui c’è bisogno oggi.

Aggiornamento 29 settembre 2023

A seguire l’articolo comparso sul quotidiano Libero (versione cartacea) in data 29 settembre 2023

Grazie alla giornalista Lucia Esposito del quotidiano Libero

La pesca non condanna i genitori

Era la pubblicità di un supermercato, è diventata un caso politico più divisivo del superbonus. I pubblicitari dicono che è geniale per il solo fatto che tutti ne parlano. La sinistra dice che è reazionario, degno spot del governo di destra perché affonda il coltello nella piaga dei sensi di colpa dei separati e inneggia alla famiglia tradizionale. E poi non ci sono immigrati e nella coppia non c’è traccia del mondo QEER e neanche un briciolo di LGBTQ. Per Meloni e Salvini è bello e commuovente. Poi arriva lo sguardo di una pedagogista Laura Mazzarelli (fondatrice del blog Il cammino pedagogico) e la prospettiva si ribalta perché il centro diventa la bambina. E allora l’ideologia evapora come una bolla di sapone assieme a tutte le congetture e alle dietrologie. «In questa pubblicità ci leggo l’impegno di due persone che stanno cercando di fare del loro meglio per far sentire alla loro bambina che resteranno per sempre i suoi genitori. Vedo un uomo e una donna che non sono più una coppia, ma continuano ad essere genitori». «“Questa te la manda la mamma”, dice la piccola Emma appena entra nell’auto del papà. “Me la manda la mamma? Mi piacciono le pesche” risponde il padre. “Allora dopo chiamo la mamma per ringraziarla, ok?”». Laura Mazzarelli deve aver visto lo spot più volte,  e dice: «L’ultima frase del padre di Emma è quella di un uomo che rispetta la sua ex moglie. Lui sa bene che la piccola mente, che quella pesca non arriva da sua moglie, ma accetta il dono e dice che poi ringrazierà la mamma. Attraverso queste parole la piccola percepisce che il suo mondo non è andato in frantumi: la sua mamma e il suo papà non vivono più insieme, ma sono capaci di rispettarsi».

La dottoressa fa notare che il rispetto tra i due è reciproco perché poco prima, quando il papà era andato a prenderla a casa, la mamma nel salutare la piccola, aveva detto: «Emma, c’è papà. Io ti chiamo stasera, va bene?». «Questa frase dà sicurezza perché la madre sa affidare la piccola al padre e, allo stesso tempo, in quel “io ti chiamo stasera” le dice che ci sarà per lei anche se non sarà presente fisicamente». Mazzarelli non nega che l’offerta della pesce sia un gesto di dolore che peraltro permea la pubblicità attraverso il non verbale di tutti ma evidenzia come sia proprio la sofferenza a dover essere guardata profondamente: «Quella pesca, quel dono che la bambina offre al padre dicendo che è da parte della mamma, fa male perché tocca quelle corde emotive che gli adulti vedono ma non legittimano fino in fondo. Quella pesca tira fuori le latenze che vanno guardate con autenticità per raccogliere le emozioni della bambina e consentirle di elaborarle. Quella pesca diventa il simbolo del ruolo di collante che la bambina si sta assumendo e che non deve caricarsi sulle spalle. Il papà dello spot ha capito il disagio della piccola, la delicatezza di ciò che sta attraversando ed è in grado di mettere il ruolo di padre davanti a quello di individuo. Sa guardare oltre se stesso per rispettare la sensibilità della figlia». 

Nella realtà non è così? «Non sempre. Non tutte le coppie sono capaci ricostruire una nuova genitorialità. Se due genitori si separano – ed è bene che lo facciano piuttosto che stare sotto lo stesso tetto trasmettendo un’idea distorta di amore – è bene che si assumano le conseguenze delle loro scelte. Bisogna saper affrontare il dolore dei figli guardandolo negli occhi, senza finzioni e senza regalare false illusioni. Ogni separazione porta destabilizzazione, ma è il conflitto perpetuato che porta al logoramento e alla sofferenza». E l’immagine della famiglia felice che scorre davanti agli occhi della bambina? « Inutile girarci intorno, nello spot il focus è il tema della separazione e la piccola è attratta da una famiglia che le sembra felice. Tutti sono portati a guardare con maggior nostalgia ciò che non hanno. La sua biografia è segnata da questa vicenda, è come gli adulti le stanno accanto che farà la differenza. Come in ogni situazione critica». Se Mazzarelli fosse la pubblicitaria scriverebbe il seguito dello spot così:

Una volta a casa il papà dice alla piccola:

«Emma, anche se io e la mamma non viviamo più insieme, saremo per sempre il tuo papà e la tua mamma e insieme ci prenderemo cura di te».

Dott.ssa Laura Mazzarelli

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