Il Carnevale è una festa un po’ matta, fatta di maschere, scherzi e sfilate.
Dietro questo momento di svago però si celano significati utili dal punto di vista pedagogico e può diventare un’occasione educativa.
Il Carnevale nasce come festa indirizzata agli adulti, che nel corso del tempo è poi stata dedicata sempre più all’infanzia. Non ha però perso il suo significato originario, ovvero quello di essere una parentesi di “trasgressione”, un momento in cui poter rompere gli obblighi sociali e ribaltare le gerarchie tra quelle che allora erano le varie classi sociali.
Oggi rimane una festa nella quale diventare, almeno per un giorno, qualcuno che non si è e rovesciare l’ordine costituito a suon di scherzi, confusione, eccessi e “vizi”. Il Carnevale non è una festa superficiale e da prendere solo con leggerezza, ma ha implicazioni sociali e psicologiche importanti da affrontare con i bambini di qualunque età.
A livello educativo il Carnevale aiuta i bambini e le bambine a riflettere su due aspetti:
- Le maschere e le emozioni. Tutti i popoli del mondo hanno le maschere, con funzione rituale e cerimoniale, la persona che indossa una maschera rituale lascia la propria essenza umana e si trasforma nello spirito rappresentato dalla maschera stessa. Le maschere da un lato celano la vera identità e dall’altro sono emblemi di personaggi immaginari, entità o modi di essere. Le maschere rappresentano per i bambini i modi in cui si può essere percepiti: a volte sono maschere consapevoli che non rivelano come siamo davvero, altre volte sono maschere che, inconsapevolmente, esprimono bene i nostri stati d’animo. Per i bambini è importante scoprire come si trasforma il loro viso quando provano certe emozioni e vedere che esse sono percepibili a livello corporeo: di fronte ad uno specchio vedrebbero come la rabbia fa diventare tutti rossi o come il pianto stravolge i connotati. Conoscere e riconoscere la propria maschera è un modo per allontanarla da sé, per esorcizzarla e incontrarla: ecco perché il Carnevale può anche essere l’occasione per permettere loro di impersonare sensazioni o ruoli sgradevoli, meno accettabili nella vita quotidiana.
- Le regole e le eccezioni. Il Carnevale è una festa dove “tutto è lecito”, che ribalta un po’ le regole quotidiane. Rimane però una parentesi, un’eccezione che conferma la regola. Il simbolo che il tempo della trasgressione deve finire è il “re del carnevale”, il fantoccio che in molte tradizioni locali viene bruciato alla fine della festa per ristabilire l’ordine. I bambini respirano che il Carnevale è un momento stra-ordinario e questa è l’occasione per parlare di come si sentono quando, dopo aver esagerato ed essersi sfogati, rientrano nei ranghi. Il Carnevale poi aiuta i genitori a concedere momenti di trasgressione, perché in qualche modo li legittima e li istituzionalizza mantenendoli in un quadro educativo: spesso infatti gli adulti hanno paura a concedere eccezioni, perché temono che così facendo verrebbe meno la loro autorità. Invece uno “strappo alla regola” deve rimanere tale: i bambini possono comprendere che un’eccezione non può diventare regola.
Da 0 a 3 anni i bambini hanno poca consapevolezza della festa. Bisogna mettere in conto che, a questa età, i bambini potrebbero non volersi mettere in costume e potrebbero avere paura delle maschere: non avendo infatti ancora capacità di astrazione, quello che vedono viene percepito come la realtà stessa. Le maschere quindi li disorientano, perché nascondono il vero volto delle persone e alterano suoni e sembianze. Non forzateli dunque: pian piano questa paura svanisce. Il “fare finta di” e i travestimenti diventeranno giochi molto in voga verso i 3 anni.
Da 3 a 6 anni con i bambini della scuola dell’infanzia si può partire dal costume. A questa età i bambini cominciano a maturare i primi desideri di travestimento: meglio sceglierlo e costruirlo insieme, provando ad andare oltre i soliti modelli della TV e dei film: provate ad esempio a trovare un tema di famiglia e provate così a travestirvi in modo coordinato, come ad esempio Pinocchio, il Grillo Parlante e la Fata Turchina partendo da un racconto per loro significativo. I bambini amano condividere con gli adulti ciò che fanno! Preparatevi a qualche inconveniente. Non è detto che la scelta condivisa del costume poi non porti ad un rifiuto successivo: i bambini sono attratti da alcuni costumi per le sensazioni positive che suscitano in loro, in un misto di evasione dalla realtà e di aspirazioni: trovano ad esempio nei supereroi il coraggio e la forza che sognano di avere. Se qualcuno però dissimula bene la propria identità immedesimandosi nel suo personaggio, altri potrebbero invece “subire” la maschera una volta indossata, perché si scoprono non essere a proprio agio in quei panni così diversi dai propri. A volte, dunque, i bambini vogliono un costume e poi non sanno come farlo proprio. Parlate di emozioni. Si può iniziare a riflettere sulle emozioni parlando di come ci “cambiano la faccia” come se fossero delle vere e proprie maschere e come a volte ci possano “travolgere”. Impersonare un eroe delle fiabe o dei cartoni può essere anche lo spunto per fare in modo che il bambino si metta nei suoi panni e provi a capire come si comporta e come affronta la vita quel personaggio.
Dai 6 anni in su i bambini possono essere coinvolti anche nella parte più sociale del Carnevale. Organizzate la festa insieme. Oltre al costume, pensate insieme a loro anche agli addobbi, ai giochi, al cibo, al tema da dare a tutta la festa e fateli contribuire all’allestimento. E’ anche importante riflettere sul valore dello scherzo e sul perché e come realizzare uno scherzo a una determinata persona.
Questo fa riflettere sulle diverse personalità, sulle emozioni degli altri, sul senso dell’eccesso e chiede al bambino di assumere un atteggiamento serio di fronte a qualcosa che poi viene dissimulato. Attenti ai più timidi. Se i più piccoli possono essere bloccati dalla paura o dal non ritrovarsi in certi panni, i più grandicelli potrebbero avere difficoltà nel non prendersi troppo sul serio e nel concedersi una “pagliacciata”. Non significa che non sanno divertirsi, ma solo che non riescono a farlo attraverso la mediazione di una maschera. In questi casi è importante non farli sentire in difetto chiedendo loro:
“Ma perché non ti diverti? Lo stanno facendo tutti…”. Riflettete sulle regole. Con i bambini di questa età è bene parlare delle regole e del perché sia divertente trasgredirle: d’altronde “divertire” deriva da “divertere”, ovvero deviare dal seminato e cambiare rotta.
Però bisogna definire un tempo per tutto, per la regola e per la sua sospensione.
Dottoressa Laura Mazzarelli