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A Settembre andrò in prima!

Come farò a stare seduto?

I bambini che a settembre andranno alla scuola primaria stanno compiendo un passaggio esistenziale importantissimo: stanno per passare dall’oralità alla scrittura.
Questo implica il passaggio dall’orecchio all’occhio e la dimensione dell’ascolto si trasforma in linguaggio visivo, dal dominante riferimento spaziale. I riferimenti topologici diventano riferimenti topografici.

L’antropologo Walter Ong, nel suo libro “Oralità e scrittura” (consigliatissimo!) ci dice che “il suono esiste solo nel momento in cui sta morendo”, e infatti nelle culture orali la parola è azione: non è un caso dunque che alla scuola dell’infanzia i racconti vengano narrati e drammatizzati attraverso il corpo, per viverli in modo globale. In questa fase affinché le parole restino occorrono la ripetizione, la ritualità.

Ma ad un certo punto l’umanità ha sentito il bisogno di lasciare traccia di sé, e così si riorganizza tutta la struttura del pensiero. La parola resta, non vola via nel vento, ci si può tornare ogni volta che se ne sente il bisogno.
Ci si orienta nel tempo attraverso dei paletti convenzionali, si percepisce la ciclicità, si inizia a contare: “questo qua è il 3, che vuol dire così maestra, vuol dire uno, due e tre, vuol dire che ci sono tre cose”.
Quegli “strani segni” hanno un significato quando disposti in un modo piuttosto che in un altro.

C’è un altro grande cambiamento: dalla dimensione del gruppo che caratterizza l’oralità si passa a una dimensione di lettura e scrittura prevalentemente individuale. La recitazione orale, i canti, sono un fenomeno collettivo, la lettura di un testo e la scrittura attengono alla sfera più intima della persona.

I bambini e le bambine che andranno alla scuola primaria si apprestano a vivere questa rivoluzione attraverso un processo che è lento, che ha del meraviglioso e che chiede agli adulti di esserne consapevoli.

Dott.ssa Laura Mazzarelli

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Ecco una lettera di maestre dell’infanzia (tra cui…io!) ai loro bambini

Da cuore a cuore

Vi auguriamo che quest’estate nessuno vi dica: “Eh, vedrai, a scuola dovrai ubbidire!”, ma che la scuola vi venga fatta sognare come un luogo che vi attende, che attende non solo la vostra mente ma anche il vostro cuore.

Vi auguriamo che nessuno in questi mesi vi voglia insegnare a leggere per farvi arrivare preparati, perché sarà la vostra maestra ad insegnarvi i segreti delle lettere dell’alfabeto. Non dovete arrivare pronti in questo senso, ma semplicemente essere attratti dalla possibilità di imparare.

Vi auguriamo di fare esperienze: saltare le onde, guardare i tramonti, ascoltare i temporali e il profumo dei fiori e di fare domande scomode sui fenomeni della natura per accorgervi che neanche i grandi hanno tutte le risposte.

Vi auguriamo di usare le vostre mani più che mai: costruite castelli di sabbia, impastate la pizza, allacciate le scarpe, togliete i semi dall’anguria e così, quando a scuola le vostre matite saranno senza punta, saprete usare il temperino da soli.

Vi auguriamo di fare disegni sulla sabbia e che qualche onda cancelli le vostre tracce per imparare l’importanza di provare di nuovo e allenare la tenacia, ma anche che gli errori si possono cancellare, l’importante è che da essi impariate ogni volta qualcosa.

Vi auguriamo il rito di scegliere la vostra prima cartella di scuola, e di preparare tutto il materiale per la nuova avventura. Non dimenticate di annusare i libri, perché il profumo della carta è prezioso nel percorso di qualunque scolaro.

Vi auguriamo che qualcuno vi legga le fiabe, tante, per imparare che le paure si possono attraversare e sconfiggere e che vince chi usa la forza del proprio cuore.

Vi auguriamo di incontrare poeti, scienziati, artisti, e di scoprire che attraverso la storia dell’umanità potrete sempre conoscere qualcosa di voi stessi.

Ci auguriamo che non vi volterete a salutarci con nostalgia ma che lascerete la scuola dell’infanzia in gioia e bellezza, perché in gioia e bellezza tutto è compiuto.

Buon viaggio!

Le vostre maestre

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